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Perforazione e consolidamento: La mappa del sottosuolo

05/06/2023

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Dalla crescente attenzione ai temi della sostenibilità alle riflessioni sul corpo normativo alla luce del nuovo Codice Appalti: le sfide e le prospettive del settore dal punto di vista delle principali associazioni di categoria che rappresentano le imprese e i professionisti dei comparti perforazioni, fondazioni speciali, consolidamento e tunnelling e delle “trenchless technologies”

 

 

 

Fondazioni speciali, tunnelling e “trenchless technologies”: sono tre macrosettori che compongono il settore della perforazione e del consolidamento e che abbiamo preso in analisi in questo dossier.

Il primo, quello delle cosiddette “Fondazioni speciali”, rappresenta oggi una serie molto vasta di lavori infrastrutturali e lavorazioni edili realizzate attraverso l’impiego di attrezzature e macchine altamente tecnologiche che operano nel sottosuolo, quindi: gallerie, realizzazioni di moli, viadotti stradali e ferroviari, opere di consolidamento dei versanti, recuperi edilizi e adeguamenti sismici di edifici sono alcuni esempi dei tanti lavori che in Italia e nel mondo le imprese realmente qualificate portano avanti giorno per giorno.

Il comparto delle gallerie, poi, è quello a cui afferiscono le opere in sotterraneo in genere. Sono il prodotto di competenze multidisciplinari di urbanisti, esperti di pianificazione, ingegneri, geologi, architetti e manodopera qualificata. Il prodotto è un’opera “protetta” da agenti atmosferici, resiliente a eventi naturali calamitosi quali terremoti e alluvioni, sicura all’uso anche in caso di incendio grazie agli impianti di sicurezza presenti e costruita per lo più per sottrazione di materiale generalmente impiegabile per la costruzione dell’opera stessa o delle altre opere facenti parte dell’appalto o per la riqualifica di siti esterni di deposito. Insomma, è il prodotto dell’uomo che vuole utilizzare il pianeta Terra dove vive, utilizzando anche la cosiddetta “quarta dimensione”, quella appunto del sotterraneo.

Infine ci sono le tecnologie “”Trenchless” e “No Dig”, letteralmente traducibili come “senza trincea” o “senza scavo”. Di fatto si parla di tecnologie che consentono la posa o il riutilizzo di infrastrutture esistenti dei sottoservizi, siano esse reti idriche, fognarie, gas e altre, senza ricorrere agli scavi a cieli aperto o con un limitato uso di questi. Queste soluzioni si sono sviluppate inizialmente per tecniche di nuova posa per gli attraversamenti fluviali, stradali, aereoportuali e bracci di mare, poi negli anni con lo sviluppo tecnologico, dei materiali, delle macchine e delle esigenze dei committenti hanno cominciato a trovare applicazione anche nelle infrastrutture di comunicazione, di gas e altre. Per ognuno di questi tre macrosettori abbiamo intervistato i presidenti delle associazioni di riferimento per fare il punto sullo stato dell’arte del mercato, sull’impegno verso la sostenibilità ambientale e sulle iniziative in corso in fatto di formazione. Con l’occasione abbiamo raccolto anche le riflessioni in merito all’apparato normativo e, nello specifico, all’ultimo Codice degli Appalti. 

Fondazioni speciali 

L’AIF, Associazione Imprese Fondazioni (www.aifassociazione.it), è il centro aggregatore di tutte le imprese che in Italia operano per la realizzazione dei lavori afferenti alla sfera delle Fondazioni speciali. Si tratta di aziende che devono garantire ampie conoscenze, massima competenza e le migliori tecnologie. Per quanto riguarda le competenze, fin dalla sua nascita nel 2002 l’AIF ha sempre cercato di valorizzare la formazione e qualificazione degli addetti ai lavori. Nel 2008 l’Italia è stata la prima nazione europea a proporre un corso di formazione per gli operatori di macchine complesse attraverso un protocollo di intesa che AIF ha siglato con FORMEDIL (Ente Nazionale per la formazione in Edilizia) e che attraverso i corsi svolti presso il circuito delle Scuole Edili in tutto il territorio nazionale, ha formato migliaia di perforatori. 

“Oggi questo percorso formativo continua a evolvere per stare sempre più al passo con le esigenze formative delle imprese di fondazione; per questo nei prossimi mesi sigleremo con ANIPA (Associazione Pozzi per Acqua) e FORMEDIL il nuovo rinnovo del protocollo di intesa che porterà alcune novità per la formazione degli operatori, in linea anche con le direttive europee”, spiega l’Ing. Gabriele Graziani, presidente AIF e amministratore delegato di COS.IDRA. Del resto, proprio in Italia hanno sede alcune delle principali aziende costruttrici di attrezzature e macchine da perforazione, alcune delle quali fanno parte in qualità di partner commerciali AIF e che operano in tutto il mondo. “A livello di sviluppo tecnologico le aziende si stanno impegnando molto per implementare le attrezzature e le macchine sia dal punto di vista della sicurezza degli operatori che dell’impatto ambientale con motorizzazioni elettriche, con miglioramento dell’efficienza e produttività delle macchine stesse”.

Sempre maggiore attenzione è posta sui temi della sostenibilità ambientale: “L’AIF, attraverso la Federazione Europea EFFC, ha portato avanti fin dal 2011 con i propri esperti un progetto internazionale con la collaborazione anche del DFI-USA che ha dato vita a un calcolatore per le emissioni di CO2 nelle lavorazioni specialistiche del sottosuolo. Oggi le imprese del settore possono utilizzare il software ECO2 FOUNDATIONS - Geotechnical Carbon Calculator e quantificare così l’impronta ambientale delle opere speciali, offrendo valore aggiunto al progetto e all’esecuzione del lavoro ingegneristico; in tal senso cerchiamo di suggerire la necessaria direzione che le imprese di costruzione devono seguire per uno sviluppo sostenibile nella realizzazione delle infrastrutture del nostro sistema secondo anche ai dettati del PNRR. L’impegno della nostra associazione è anche quello di sensibilizzare le imprese con la diffusione di guide sulla sostenibilità curate dalla nostra Federazione Europea (EFFC, www.effc.org), per aumentare sempre di più la consapevolezza e l’impegno concreto nei confronti dell’ambiente”.

Dalla fondazione di AIF sono passati più di 20 anni, che hanno visto l’avvicendarsi di tre Codici Appalti, un Regolamento attuativo e un numero di decreti correttivi che spesso non hanno semplificato la vita alle imprese. Oggi a che punto siamo? Secondo Graziani “ci troviamo di fronte a un impianto normativo che non definisce un’adeguata qualificazione degli addetti ai lavori, aspetto che l’associazione a più riprese ha ribadito alle istituzioni. In Italia, la nostra categoria di lavori è rappresentata dalla SOA OS21; tuttavia anche con il nuovo Codice non è stata ancora definita un’oggettiva qualificazione delle aziende. Nell’ambito dei lavori pubblici le imprese AIF ribadiscono il valore aggiunto legato al reale possesso di attrezzature di proprietà e alla presenza nel proprio organico di impiegati tecnici, laureati e operatori di macchine, stabilmente assunti in azienda. Le imprese aderenti ad AIF detengono il vero know-how delle opere specialistiche”.

Il Presidente ha espresso poi alcune considerazioni riguardo al nuovo Codice Appalti: “Desta sicuramente preoccupazione la liberalizzazione degli appalti sotto la soglia comunitaria (5,3 milioni di euro), per via dell’estrema discrezionalità delle stazioni appaltanti che potranno scegliere tra procedure negoziate e affidamenti diretti. Circa l’87% delle gare in Italia sono afferenti a importi inferiori ai 5 milioni e 200.000 euro e a livello nazionale ciò può implicare il rischio di ridurre la concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici per un’ampia fetta di mercato. Altra criticità riscontrata nel nuovo Codice Appalti è la soppressione della distinzione tra raggruppamento orizzontale e verticale, pertanto la possibilità di realizzare solo ATI orizzontali pone un rischio enorme di responsabilità solidale per tutto l’appalto, in modo indistinto tra i singoli partecipanti, con la conseguenza di provocare l’estromissione delle PMI dalle gare. Per concludere non ci vede favorevoli, in quanto imprese subappaltatrici, la totale liberalizzazione del subappalto, cosiddetto ‘a cascata’ e quello che ne consegue. In tal senso l’AIF si sta impegnando per definire un contratto di subappalto a livello normativo o regolamentare che garantisca il trasferimento dall’impresa appaltante al subappaltatore degli oneri contrattuali, impedendo condizioni vessatorie sia di carattere tecnico che economico, al fine di evitare ciò che capita abitualmente al subappaltatore, al quale sono imposti obblighi e oneri ulteriori rispetto a quelli che gravano sull’appaltatore nei rapporti con la stazione appaltante”.

 

Tunnelling 

Dopo 50 anni di attività, gli ormai 800 soci della SIG – Società Italiana Gallerie (www.societaitalianagallerie.it) rappresentano tutte le componenti della filiera delle costruzioni in sotterraneo (committenti, costruttori, fornitori di macchine e materiali, engineering, professionisti e accademici). “La società favorisce lo scambio di conoscenze, informazioni e buone prassi contrattuali, progettuali e costruttive attraverso l’organizzazione di congressi, seminari, convegni, visite ai principali cantieri di scavo, l’attività dei suoi 15 Gruppi di Lavoro tematici e le sue pubblicazioni, tra cui spicca la rivista Gallerie e Grandi Opere Sotterranee, promuovendo lo sviluppo delle infrastrutture sotterranee sostenibili nei confronti di enti pubblici pianificatori e decisori e ‘stakeholders’ e rappresentando il punto di riferimento nazionale di questo settore. Queste attività sono inoltre estese in campo internazionale nella ITA-AITES International Tunnelling Association, di cui SIG è socia fondatrice, ampliando da e verso le altre 78 nazioni membri della ITA le condivisioni di cultura ed esperienze, portando e promuovendo sul palcoscenico europeo e mondiale le competenze made in Italy”, racconta il presidente di SIG, l’Ing. Renato Casale.

Anche il comparto del tunnelling sta facendo fronte a una transizione “green”. Nella nuova visione dello sviluppo infrastrutturale, che risponde alle esigenze della strategia UE per la Sustainable and Smart Mobility e fa propri gli indirizzi della Politica di Coesione Territoriale e dell’Agenda Territoriale 2030, ciascun progetto infrastrutturale può diventare espressione di un progetto sociale capace di valorizzare il territorio e il paesaggio di riferimento accogliendo le istanze della collettività e offrendo nuovi scenari di sviluppo socio-economico e ambientale. In quest’ottica il PNRR ha rappresentato un’opportunità senza precedenti per determinare una svolta nella costruzione di un modello di sviluppo infrastrutturale più resiliente, inclusivo e sostenibile. Le risorse finanziarie rese disponibili e l’obbligo per gli interventi previsti di rispettare il principio ‘Do No Significant Harm’ (DNSH), pena l’esclusione dall’accesso ai finanziamenti, hanno tracciato un percorso chiaro in cui la strategia globale di sviluppo sostenibile prende forma concreta in progetti volti al raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica, di transizione ecologica e inclusione sociale per realizzare i territori e le comunità del futuro, più coese, verdi, attrattive, moderne e digitali. “È chiara l’esigenza di integrare criteri e valutazioni di sostenibilità nell’individuazione e nello sviluppo di soluzioni progettuali volte a salvaguardare le risorse naturali e ridurre la ‘carbon footprint’ dell’opera, minimizzare il consumo di suolo, garantire la protezione della biodiversità e delle aree di pregio, limitare le interferenze con l’ambiente costruito, massimizzare l’utilità e il valore nel tempo dell’infrastruttura progettata in un’ottica di resilienza, facilitare processi di economia circolare e la riduzione della produzione di rifiuti e promuovere soluzioni efficaci per una gestione sostenibile della fase di realizzazione”, commenta il presidente di SIG.

Le sfide realizzative di questi anni e dei prossimi a venire daranno certamente un grande impulso nel settore del tunnelling all’innovazione e all’applicazione di nuove tecnologie, volte a conseguire efficacia e sicurezza e con migliore controllo dei tempi e dei costi, anche nella prospettiva della sostenibilità. “Segnalo, in particolare, l’automazione e la robotica che consentiranno di incrementare la sicurezza degli operatori e l’ottimizzazione delle risorse, come ad esempio sta già avvenendo in alcuni impianti di prefabbricazione dei conci del rivestimento delle gallerie, l’intelligenza artificiale e il ‘machine learning’ per migliorare la previsione e l’applicazione delle soluzioni di avanzamento, e, non ultimo, la ricerca e la messa a punto di soluzioni per il risparmio energetico in particolare per lo scavo con TBM (Tunnel Boring Machine), il cui impiego nei cantieri italiani aumenterà significativamente nei prossimi anni”.

In parallelo, l’associazione contribuisce alla formazione dei giovani ingegneri con il sostegno agli studenti universitari con un premio di laurea assegnato ogni due anni a lavori di tesi e con una serie di giornate di studio. In questi momenti formativi professionisti esperti soci dell’associazione illustreranno in dettaglio casi applicativi rilevanti. Da citare anche la pubblicazione dei tre volumi del “Handbook on Tunnel and Undeground Works”, che costituisce un’opera completa approfondendo la progettazione e le tecniche utilizzate per la costruzione delle gallerie che ha coinvolto per la sua stesura un gran numero dei nostri soci.

Passando all’analisi dell’impianto normativo, l’Ing. Casale sottolinea alcune novità interessanti introdotte dal nuovo Codice degli Appalti: “Per quanto riguarda il nostro ambito operativo la novità più rilevante riguarda la riduzione del numero dei livelli di progettazione delle opere. È presto per dire se questa modifica porterà un effettivo risparmio di tempo nella elaborazione, verifica e approvazione dei progetti delle grandi opere che il nostro Paese si è impegnato a realizzare nel breve periodo. Nel suo complesso il nuovo codice sembra avere perso, in parte, il carattere ‘inquisitorio’ che ha connotato negli ultimi decenni la normativa sulla contrattualistica pubblica nel nostro Paese. Lo dimostra il fatto, ad esempio, che è stato inserito un riferimento specifico al principio del mantenimento in equilibrio delle condizioni di contratto che è dettato all’art. 9, il quale trova la sua espressione più concreta nella disciplina sulla revisione dei prezzi e sulle modifiche contrattuali. Vedremo come verrà applicata a regime”.

 

Trenchless technologies

IATT (www.iatt.it) è un’associazione senza fini di lucro nata nel 1994 che ha come obiettivo la divulgazione e il trasferimento della cultura delle tecnologie “no dig” o “trenchless” al management sia pubblico che privato. Fa parte dell’International Society for Trenchless Tecnology (ISTT), organizzazione internazionale con sede a Londra che raggruppa sotto di sé altre 28 associazioni in rappresentanza di un vasto numero di paesi nel mondo. 
La nostra associazione raggruppa tutta la catena del valore del comparto, sono presenti i soci collettivi (i maggiori player a livello nazionale della gestione dei sottoservizi) e le aziende che operano con le tecnologie o che commercializzano macchine o materiali a corredo. Inoltre, collaboriamo attivamente con molte amministrazioni pubbliche e con altre associazioni.  Questo ci permette di intervenire e di trovare degli equilibri tra le esigenze dei committenti e le imprese”, spiega Paolo Trombetti, presidente di IATT.

Tra gli obiettivi primari dell’associazione c’è quello di trasferire cultura e fare formazione, anche attraverso l’organizzazione di convegni ed eventi. “IATT negli ultimi anni ha anche fatto accordi con enti per la formazione come FORMEDIL, con cui abbiamo definito dei corsi di formazione per il rilascio di patentini di macchine complesse; ci occupiamo di formazione in sinergia con gli Ordini Professionali, come l’Ordine degli Ingegneri di Milano con il quale abbiamo avviato oltre 6 anni fa un percorso formativo sull’impiego delle tecnologie trenchless. Poi contribuiamo a fornire strumenti alle stazioni appaltanti e agli studi di progettazione per redigere bandi su queste tecnologie, anche alla realizzazione dei prezzari regionali. Contestualmente abbiamo avviato dei tavoli tecnici presso l’UNI per stilare le norme tecniche di riferimento. Sempre con l’Ente di normazione stiamo portando avanti la redazione di prassi di riferimento per la definizione di due figure professionali  specifiche: il Trenchless Manager e il Trenchless Specialist. Riteniamo fondamentale valorizzare una formazione specifica utile a formare professionisti qualificati”.

La peculiarità delle tecnologie Trenchless o No Dig è il bassissimo impatto ambientale, tant’è che il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti all’interno dell’allegato A del Codice degli appalti le ha proprio battezzate “Tecnologie a basso impatto ambientale”. Infatti, studi e ricerche eseguite a livello nazionale dimostrano come queste tecnologie  riducano mediamente dell’80% l’impatto ambientale rispetto a uno scavo tradizionale, abbassando l’inquinamento, le emissioni di CO2 e le polveri sottili, che rispondono ai requesiti della tassonomia europea inseriti all’interno dei bandi del PNRR. “Oltre all’aspetto ambientale, garantiscono una maggior velocità di esecuzione lavori, con minori disagi per la viabilità e per i cittadini, e una sensibile riduzione degli incidenti sui cantieri perché prevedono una ridotta presenza di personale sul fronte di scavo”, sottolinea Trombetti. 

In uno scenario di città sempre più smart, infatti, il tema delle reti e dei sottoservizi è strategico e queste tecnologie potrebbero contribuire a ottimizzare costi e opere, anche se si incontrano ancora alcune resistenze sul loro impiego: “In generale, possiamo dire che in Italia si fa fatica a concepire tutto ciò che è nuovo e ci vuole tempo prima che diventi di uso comune e venga visto senza sospetto. In realtà in Italia le tecnologie trenchless esistono da oltre vent’anni e sono sempre più diffuse in settori come quello delle comunicazioni, dell’idrico e del fognario. Certamente ci sono potenziali applicazioni ancora da esplorare, come quelle ad esempio nel consolidamento di versanti franosi, piuttosto che della bonifica di siti inquinati o discariche”.

Per sensibilizzare il mercato e far conoscere tecnologie e opportunità gli associati di IATT hanno lanciato l’iniziativa “Italia No Dig Live”: “Abbiamo sentito il bisogno di organizzare una fiera specifica dedicata alle tecnologie Trenchless, assente in Italia. è durata tre giorni e la prima edizione  si è tenuta recentemente a Novegro, alle porte di Milano. In un’area espositiva interna abbiamo organizzato stand e convegni, dove sono state affrontate tematiche legate alla digitalizzazione e al PNRR, alle sfide del servizio idrico e di quello energetico.  Il cuore della fiera è stata tuttavia l’’area espositiva esterna di 14.000 m2 dove si sono potute toccare con mano le tecnologie attraverso prove in campo. L’intento era quello di portare le persone a contatto diretto con le possi- bilità offerte da queste tecnologie, affinché potessero comprenderne il funzionamento e coglierne il valore. Sono state esposte macchine per le Toc (trivellazione orizzontale controllata), per le  microtrincee, è stato mostrato l’impiego dei radar, per l’introspezione non distruttiva del sottosuolo, macchine per il Relining, il risanamento delle infrastrutture esistenti e molto altro. Nella giornata centrale dell’evento, sono intervenuti  esponenti provenienti da tutta Europa per presentare  le principali innovazioni in questo campo. E bisogna sottolineare che, a dispetto delle difficoltà burocratiche e della complessa situazione nel nostro Paese, le imprese italiane hanno raggiunto livelli di professionalità, di conoscenza e di abilità tali da poter competere in tutti i contesti internazionali. Una conoscenza maturata grazie ai contesti di lavoro specifici del nostro territorio, che vedono opere spaziare dal versante alpino fino alla lava della Sicilia o ai graniti della Sardegna. Contesti e difficoltà peculiari che altri Paesi non hanno e che hanno portato gli italiani a sviluppare un alto livello di competenze e delle conoscenze. Durante la fiera, infatti, abbiamo premiato i lavori e i progetti che si sono distinti a livello europeo”, conclude Trombetti.

 

 

Chi è FIAS

FIAS, Federazione Italiana delle Associazioni Specialistiche (www.fiasfederazione.it), rappresenta, tutela e promuove gli interessi comuni delle associazioni di categoria a essa aderenti, rappresentative oggi di oltre 300 imprese specialistiche operanti nel settore delle opere speciali del sottosuolo e/o in settori affini nell’ambito degli appalti pubblici e privati. Raggruppa le associazioni delle imprese italiane che operano nel sottosuolo e che appartengono alle attuali categorie SOA OS21-OS20b (AIF – ANISIG – ANIPA – AnigHp) ed è stata costituita per tutelare e sostenere una particolare tipologia di realtà imprenditoriale soggetta a continui investimenti economici, dotata di personale qualificato e di attrezzature di elevato contenuto tecnologico, che di fatto è più esposta delle altre. L’associazione si impegna a introdurre nel sistema di qualificazione quelle modifiche necessarie volte a garantire a livello normativo (Codice Appalti) una selezione seria, basata sul reale possesso delle attrezzature specifiche e sulla presenza nell’organico di personale specializzato, regolarmente assunto in azienda. Inoltre, promuove e diffonde la conoscenza, gli ambiti di utilizzo e i vantaggi correlati all’uso delle tecnologie per l’esecuzione di opere speciali del sottosuolo. Inoltre organizza - anche con l’ausilio di fondi europei, nazionali, regionali e degli enti bilaterali - l’esecuzione di iniziative informative e formative concernenti tematiche di interesse generale per il comparto delle imprese specialistiche, avendo particolare attenzione alle nuove figure professionali specialistiche, e favorisce la conoscenza e la diffusione delle tecnologie specialistiche e dei metodi di lavoro impiegati dalle imprese che operano nel settore delle opere speciali del sottosuolo e/o in settori affini, anche tramite l’organizzazione e la partecipazione ad eventi ovvero l’effettuazione di studi e ricerche.

 

 

 

Chi è e cosa fa ANISIG

L’Associazione Nazionale Imprese Specializzate in Indagini Geognostiche (https://anisig.it/) è nata nel 1974 a Milano dall’iniziativa di alcune imprese di settore che decisero di riunirsi per dare vita alla prima realtà italiana che rappresentasse un sicuro riferimento di carattere nazionale nell’ambito dell’ingegneria civile e delle costruzioni. Negli anni l’associazione è diventata sempre più importante e forte, raggruppando le più importanti e qualificate società operanti nel settore delle indagini geognostiche, con particolare riguardo alla caratterizzazione geotecnica e geomeccanica delle terre e delle rocce. Oggi ANISIG fa parte di FIAS e opera con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei soci e di svolgere attività di studio e di ricerca in merito a problemi di carattere generale riguardanti le aziende operanti nel campo delle ricerche geognostiche e della conoscenza del sottosuolo. Grazie al contributo tecnico degli associati e sulla base delle molteplici esperienze di lavoro, negli anni ANISIG ha messo a punto delle procedure tecniche e operative che consentono di soddisfare qualunque tipo di committenza e direzione lavori.

L’associazione rappresenta gli associati dal punto legale e non, in tutte le questioni che richiedano una tutela congiunta o una linea unitaria per la migliore tutela dei loro interessi, in particolar modo le controversie riguardanti modifiche legislative del settore. Opera poi per garantire la professionalità e il livello qualitativo dei suoi iscritti e promuovere il continuo miglioramento della qualità dei dati geognostici acquisibili, quale miglior supporto alla progettazione con iniziative intese a favorire la diffusione delle indagini geognostiche e a perfezionare le relative tecniche.

 

 

 

Chi è e cosa fa ANIPA

L’Associazione Nazionale di Idrogeologia, Pozzi Acqua, Geotermia (www.anipapozzi.com) raggruppa imprese e professionisti uniti nel comune obiettivo di divulgare e promuovere le conoscenze tecnico-scientifiche nell’ambito dell’idrogeologia e della costruzione dei pozzi per acqua. La promozione e la divulgazione delle conoscenze tecniche sono state lo stimolo principale che già nell’immediato dopoguerra portò un piccolo numero di aziende di perforazione a incontrarsi e a dar vita a un’associazione (nata allora col nome di ASCOPO - Associazione Costruzione Pozzi). L’impetuoso sviluppo economico degli anni Cinquanta e Sessanta ha portato quindi nel 1975, a Milano, alla costituzione di ANIPA, che raccoglieva non più solo le imprese specializzate nella costruzione dei pozzi per acqua, ma anche quelle che costruivano le macchine da perforazione e le attrezzature di completamento (pompe sommerse, prodotti per la perforazione, martelli fondo foro, eccetera). Inoltre, dal 1988, l’associazione si è aperta alla terza fondamentale componente rappresentata dai professionisti e dagli studi di progettazione dei pozzi. Le molte attività culturali organizzate dall’associazione, convegni, seminari, corsi di formazione e conferenze hanno negli anni costituito la sede principale di confronto e di aggiornamento per le imprese e i professionisti. La significativa produzione editoriale realizzata o sostenuta dall’ANIPA costituisce un punto riferimento per tutti gli operatori. L’associazione oggi fa parte di FIAS. 

Chi è e cosa fa ANIGHP

AnigHP (www.anighp.it) è la sezione geotermia e geoscambio di ANIPA (Associazione Nazionale di Idrogeologia e Pozzi Acqua) e rappresenta l’associazione nazionale di imprese e progettisti che operano nel campo della progettazione e nella realizzazione di impianti geotermici a pompa di calore (Sistemi di Geoscambio). L’associazione annovera tra i suoi associati progettisti termotecnici, geologi, idraulici, installatori di sistemi di geoscambio, produttori di pompe di calore, di componenti e di materiali per la geotermia e “main contractor”. La sua mission è quella di promuovere a tutti i livelli gli impianti geotermici per risparmiare energia, denaro, e diminuire le emissioni da combustibile fossile. AnigHP inoltre si impegna a diffondere, tra gli operatori del settore e verso l’esterno, la cultura geotermica, per arrivare al massimo sviluppo di questa tecnologia, attraverso impianti efficienti, che assicurano standard più elevati di qualità della vita e dell’ambiente. Un impianto geotermico, infatti, può dirsi ecologico in quanto consente una notevole riduzione di emissione di CO2 e non porta a emissioni dirette nell’aria; gli unici impatti “indiretti” sono legati ai consumi elettrici, ma il costo di gestione degli impianti geotermici è più economico di circa il 50% rispetto ai costi di gestione di impianti alimentati con il gas metano. 

 

 

 

 

 

 

 

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