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Conoscere il miniescavatore: il sottocarro

10/10/2024

Pubblicato da Redazione

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Base, non solo meccanica, delle prestazioni del miniescavatore, il sottocarro incorpora numerose soluzioni costruttive mutuate dalle macchine di classe superiore. Integrate da una serie di raffinatezze che sono in grado di sopperire ad alcuni limiti fisiologici delle macchine compatte.

 

Anche in una macchina di dimensioni contenute come il miniescavatore, il sottocarro rappresenta una delle chiavi di volta delle performance complessive della macchina. E, anche in questo caso, le similitudini con i modelli di grandi dimensioni sono numerose. A partire dal telaio, che pur adottando solo sui modelli di classe superiore raffinatezze costruttive come la struttura a “X” del nucleo centrale, condivide molte delle tecnologie costruttive adottate sui grandi escavatori, tra cui impiego di acciai ad alto limite di snervamento, taglio al laser e saldatura robotizzata.

 

Anche per quanto riguarda cingoli e catena di traslazione, le similitudini sono numerose. I rulli inferiori dei mini sono affini a quelli dei grandi escavatori; anche in questo caso, a parità di diametro di rotola­mento, un numero più elevato di rulli garantisce un più facile assorbimento delle sollecitazioni di con­tatto al terreno. Medesime considerazioni valgono per i rulli superiori, che nei modelli più leggeri possono essere sostituiti da apposite selle di appoggio per i cingoli, nonché per ruote motrici e ruote folli. Altro interessante travaso tecnologico dagli escavatori di grande taglia è l’adozione dei riduttori di traslazione, in sostanza dei sofisticati riduttori epicicloidali con freno di stazionamento, motore idraulico a pistoni assiali a cilindrata variabile e valvole di controbilanciamento integrate.

 

Per quanto riguarda la cingolatura, i miniescavatori possono adottare sia cingoli in gomma, in genere adottati come primo impianto sui modelli più leggeri, o i tradizionali cingoli in acciaio, soluzione preferenziale sulle macchine di classe più elevata. L’intercambiabilità rappresenta naturalmente un fattore chiave per l’operatività della macchina, e ne consente l’impiego sia in situazioni in cui sia necessario preservare il fondo dell’area di lavoro, sia in ambienti aggressivi e fortemente usuranti.

 

Definite così le componenti principali del sottocarro, è importante soffermarsi su alcuni parametri ad esso legati che influenzano in misura importante il comportamento generale della macchina. A partire dal passo, ovvero la distanza tra la ruota folle e la ruota motrice, da cui dipendono la stabilità longitudinale e la capacità di sterza­tura. Ad esso si affianca l’ampiezza della carreggiata, sempre importante in termi­ni di stabilità e di sterzatura. A tal proposito, una soluzione interessante diffusa sulle macchine del segmento leggero è la cosiddetta carreggiata variabile idraulicamente, in cui i longheroni laterali porta­rulli sono fissati alla struttura centrale del telaio attraverso due travi portanti a sfila­mento telescopico azionate da appositi cilin­dri idraulici.

 

Per quanto riguarda un altro parametro chiave come la velocità di traslazione, la doppia velocità rappresenta oggi una soluzione invalsa anche sui miniescavatori, ottenuta tramite diverse opzioni costruttive. I valori oscillano in genere fra i 2,5 km/h della marcia lenta e i 4-5 km/h della marcia veloce. La forza di traslazione, dato il peso contenuto dei miniescavatori, non è mai particolarmente elevata (il che influisce sul loro comportamento soprattutto in pendenza), ma dati i loro utilizzi tipici ciò non rappresenta un problema.

 

Un accenno conclusivo merita il cuscinetto di base, componente che garantisce il collegamento tra base cingolata e piattaforma. Si tratta in generale di un cuscinetto a semplice corona di sfere, la cui dentatura interna impegna il pignone del riduttore di rotazione; dato il meccanismo adottato è quindi importante verificare la facilità di lubrificazione del pignone di rotazio­ne.

 

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