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Conoscere il miniescavatore: le evoluzioni tecniche

19/09/2024

Pubblicato da Redazione

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Piccole dimensioni, grandi contenuti: è questa, in sintesi, la vocazione del miniescavatore, che come i fratelli maggiori può oggi sfoggiare tecnologie e soluzioni costruttive di eccellente livello. 

E in continua evoluzione.  

 

Le dimensioni dei miniescavatori non devono trarre in inganno, oltre che sulle prestazioni, nemmeno sui loro contenuti tecnologici. Anche questa famiglia di macchine operatrici ha vissuto, e continua tutt’ora a vivere, una crescita che ha portato la loro raffinatezza costruttiva a raggiungere livelli che nulla hanno da invidiare ai fratelli maggiori. Al punto da consentire loro di erodere importanti quote di mercato a svantaggio di macchine fino a poco tempo fa considerate il factotum per eccellenza del cantiere come le terne. 

Anche in questo caso, uno degli ambiti in cui questa evoluzione ha avuto il maggiore impatto è quello dell’idraulica, dove gli impianti oggi adottati sui miniescavatori implementano una quota non indifferente di raffinatezze circuitali e funzio­nali. Per quanto riguarda la componentistica, le tradizionali pompe ad ingranaggi continuano ad essere utilizzate, ma la loro adozione è oggi in genere limitata ai modelli di peso operativo più contenuto; al salire della classe di appartenenza, al contrario, si può dire che l’utilizzo di pompe a pistoni assiali singole o doppie, così come l’impiego combinato di pompe a pistoni assiali e pompe ad ingranaggi sia ormai una soluzione ampiamente consoli­data. Per quanto riguarda i distributori idraulici, la classica configurazione a centro aper­to continua ad essere impiegata, affiancata tuttavia a sofisticazioni circuitali come i collegamenti idraulici serie - paralle­lo, il raddoppio delle portate e le priorità di utilizzo condizionate; a farsi strada, naturalmente, così come avvenuto per le macchine di categoria superiore, è stata soprattutto la tecnologia Load Sensing a centro chiuso, che attualmente rappresenta l’architettura preferenziale per i modelli dei segmenti più elevati.  Non a caso, naturalmente, poiché la necessità di disporre della contemporaneità totale di tutti gli azionamenti senza perdere di efficienza operativa, vale a dire il pezzo forte di questa soluzione, è una richiesta funzionale che caratterizza soprattutto le macchine di maggiore peso operativo. 

Venendo a un altro aspetto in cui soluzioni sperimentate su macchine di classe superiori sono state utilizzate anche nei miniescavatori, la doppia velocità di trasla­zione è ormai una realtà anche in questo segmento. Qualche attenzione va posta alle modalità di implementazione di tale opzione, ma la sua disponibilità è ormai un must. Sempre a proposito di traslazione, altrettanto invalso è oggi l’utilizzo dei sofisticati riduttori epicicloidali con freno di stazionamento ad azionamento automatico negativo, motore idraulico a pistoni assiali a cilindrata variabile su due valori e valvole di controbilanciamento integrate per un perfetto controllo della traslazione in discesa.

Data la classe di peso di queste macchine, la telaistica tendenzialmente non richiede particolari raffinatezze; non a caso, alcune delle soluzioni più sofisticate utilizzate sulle macchine di taglia superiore, come ad esempio la struttura ad X del telaio, non hanno una grande diffusione.  Quanto alla sezione portante dei longheroni, alla classi­ca concezione rettangolare si è affiancata quella trapezoidale, che consente una espulsione più efficace dei detriti trascinati dai cingoli. 

Dal telaio alla torretta il passo è breve. E in questo caso i dubbi sono pochi: l’adozione dell’architettura Zero Tail, in cui la tor­retta ruota all'interno dell’impronta della cingolatura, grazie alla sua capacità di esaltare ulteriormente la capacità della macchina di lavorare in spazi ristretti, è senza dubbio la più importante evoluzione costruttiva che ha interessato questo componente funzionale, insieme a un altro classico come la brandeggiabilità laterale dell'attrezzatura di lavoro. 

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