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Conoscere il miniescavatore: le prestazioni

03/10/2024

Pubblicato da Redazione

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Profondità di scavo, forza di strappo, di penetrazione e di sollevamento, velocità di rotazione: questo il banco di prova dei miniescavatori che, insieme a stabilità, reattività e fluidità complessiva dei movimenti, determinano il comportamento sul campo della macchina.

 

Anche per quanto riguarda le prestazioni operative i miniescavatori presentano molti punti di contatto con i loro “fratelli maggiori”. A partire dalla profon­dità massima di scavo, che anche in questo caso rappresenta uno dei più importanti parametri di valutazione insieme a distanza massima di scavo sul piano terra, altezza massima di scavo, altezza massima di carico e ingom­bro minimo in rotazione, che complessivamente costituiscono l'arco di lavoro della macchina e variano in funzione dell’assetto dell’attrezzatura di lavoro e, in particolare, dalla lunghezza dell'avambraccio. Quanto a tale aspetto, le prestazioni dei mini, a parità di classe, sono sostanzialmente allineate e gli scostamenti veramente ridotti.

 

Secondo parametro chiave è la forza di strappo, che viene calcolata secondo gli stessi metodi già visti per gli escavatori, ovvero tenendo in conto pressione di aziona­mento, alesaggio del cilindro benna, geometria del leverismo di comando e dimensioni della benna e varia lungo l’intero dell'arco di lavoro. Anche in questo caso, a parità di classe, le differenze sono sostanzialmente limitate, e vanno valutate più che sulla carta in cantiere.

 

Un discorso non dissimile può essere applicato a un terzo parametro, la forza di penetrazione: oltre ai criteri di valutazione sopra elencati non va in questo caso dimenticato che quest’ultima diminuisce al crescere della lunghezza dell'avambraccio, e che dal punto di vista operativo le migliori prestazioni, si ottengono quando massima forza di strappo e massima forza di penetrazione sono equilibrate.

 

Anche la capacità di sollevamento del miniescavatore, ovvero la forza verticale che l'escavatore idraulico può esercitare con l'attrezzatura di lavoro, viene valutata con lo stesso metodo adottato per i grandi escavatori. Con una precisazione riguardante il suo punto di applicazione, che può essere di volta in volta il centro dell'articolazione tra benna e avambraccio, il centro del disposi­tivo di aggancio previsto sulla benna o il centro del dispositivo di aggancio previsto sul braccio di rinvio della benna. La capacità di sollevamento varia da punto a punto dell'arco di lavoro, in quanto dipendente dalle caratteristiche geometriche e idrauliche dell'attrezzatura di lavoro e dalle caratteristiche di stabilità complessiva della macchina. Ciò significa che la capacità di sol­levamento corrisponde al minore di due valori, quello imposto dalle caratteristiche geometriche e idrauliche dell'attrezzatura, denominato limite idraulico, e quello deter­minato dalla stabilità complessiva, definito limite di ribaltamento.

 

Veniamo infine a un ultimo parametro, la rotazione della torretta. Quest’ultima non presenta differenze sostanziali rispetto a quella degli escavatori di grandi dimensioni e, in genere, è assicurata da un riduttore epicicloidale alimentato da un motore idraulico, in linea di massima a ingranaggi, anche se non mancano esempi di motori idraulici di rotazione a pistoni assiali specialmente sui mini di fascia alta. Sui miniescavatori che dispongono di rotazione servocoman­data il riduttore di rotazione ingloba in genere anche il freno di stazionamento. Per quanto riguarda la velocità di rotazione, questa è solitamente elevata (in genere 9-10 giri/min), anche se sulle prestazioni complessive della macchina incidono in misura superiore la stabilità di posizione, un'accelerazione reattiva, una frenata efficace ma senza contraccolpi e, soprattutto, la fluidità complessiva dei movimenti.

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