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Costruzioni: digitalize or die?

08/06/2023

Pubblicato da Redazione

  • Costruzioni: digitalize or die?

Tracciabilità, interoperabilità e sostenibilità per la modernizzazione delle costruzioni. Questi i “driver” che stanno guidando la trasformazione digitale dell’industria delle costruzioni.

 

Il settore delle costruzioni continua a recuperare produttività e lo fa sempre più velocemente (grazie anche al traino degli incentivi fiscali e dai bonus per le ristrutturazioni), ma ha ancora molta strada da percorrere per arrivare ai livelli medi degli altri settori dell’economia italiana. Rispetto alla media del triennio 2017-2019, nel 2022 il valore aggiunto per ora lavorata è aumentato del 9,2%, arrivando a 26 euro per le imprese edilizie e a 25 euro per gli studi di architettura e d’ingegneria. Una performance di crescita migliore rispetto alla media generale dell’economia italiana (+2,8%), dove però il valore aggiunto per ora lavorata è decisamente più alto (36,5 euro). A rilevarlo è la ricerca “La digitalizzazione nel settore delle costruzioni: scenari e potenzialità del mercato”, realizzata da GS1 Italy in collaborazione con il CRESME (Centro Ricerche Economiche Sociologiche e di Mercato nell'Edilizia).

 

Quello delle costruzioni è il macro settore che ha sperimentato la crescita media della produttività più elevata sia prima che dopo la pandemia: +1,5% annuo nel periodo 2017-2019 e +9,2% nel 2022 contro, rispettivamente, il +0,4% e il +2,8% della media nazionale. Una peculiarità tutta italiana, visto che tra i quattro principali paesi europei solo in Italia le costruzioni hanno mostrato una crescita così significativa della produttività nel corso degli ultimi sei anni (+2,0% medio annuo in Italia, -0,8% in Germania, -4,5% in Spagna e -1,0% in Francia).

 

La ricerca condotta da GS1 e CRESME ha identificato le cause di questa ripresa della produttività a partire dal rapido incremento dei prezzi e dalla sottostima nel calcolo dei deflatori e delle ore effettivamente lavorate. Sicuramente c’è poi l’effetto propulsivo legato alla crescita del mercato della ristrutturazione incentivata che, secondo le stime del CRESME, nell’ultimo triennio ha assorbito circa il 30% del totale degli investimenti. Anche l’espansione del mercato delle infrastrutture (+11,5% l’aumento del valore della produzione tra il 2019 e il 2022) potrebbe aver svolto un ruolo nella crescita della produttività, così come la sempre maggiore importanza della componente impiantistica: dieci anni fa valeva il 27% della produzione settoriale, oggi è arrivata al 35%, esprimendo il dato più alto in Europa.

 

Ultimo fattore da considerare è l’ottimizzazione della gestione dei processi e della digitalizzazione, confermata dall’analisi delle dinamiche della cosiddetta produttività totale dei fattori (TFP). La crescita della produttività oraria, infatti, è solitamente scomposta in tre componenti: l’aumento del capitale fisso per addetto (il cosiddetto “capital deepening”); la modifica dell’allocazione delle ore lavorate verso un’attività a maggiore valore aggiunto; un aumento, appunto, della produttività totale dei fattori. Quest’ultima tiene conto di tutto ciò che contribuisce ad aumentare l’output di un settore a parità dei fattori produttivi, ovvero: innovazione tecnologica, innovazione di processo e qualità del capitale umano. Se si guarda al periodo 2017-2020, la crescita della TFP settoriale ha ripercorso quasi fedelmente le dinamiche della produttività oraria; è cresciuta nelle costruzioni (+0,6% di media annua) ed è calata negli altri settori (-0,5% la media generale, -1,4% nel manifatturiero).

 

Ma la produttività oraria resta ancora troppo bassa e ciò rappresenta il problema principale del settore delle costruzioni in Italia. Una situazione che va attribuita al costo dell’errore che l’attività edilizia porta con sé: previsioni di spesa e tempi di esecuzione che si allungano rispetto ai programmi sono parte importante delle cause che determinano la bassa produttività. Un’altra componente è la filiera lunga, con una difficoltà nel flusso delle informazioni e nell’organizzazione dei rapporti tra gli attori della stessa, che genera pesanti inefficienze anche in termini di costi dell’attività.

 

Nell’ultimo decennio il settore delle costruzioni ha avviato un processo di digitalizzazione per sostenere la crescita, migliorare l’efficienza, aumentare la produttività e mitigare il rischio sul lavoro. Ma la situazione è ancora lontana dal livello raggiunto in altri settori economici. Il passo decisivo verso un settore pienamente digitale è che i prodotti in fase di progettazione, costruzione, consegna, gestione e manutenzione siano univocamente identificabili e rintracciabili. Una filiera in cui le informazioni sono facilmente reperibili e confrontabili aumenta la produttività a tutti i livelli, riduce gli sprechi e rende i processi più sostenibili ed efficienti. Tutta la filiera è coinvolta in questo processo di trasformazione. Le imprese produttrici, specialmente nei settori maggiormente internazionalizzati, iniziano a comprendere i vantaggi di una gestione digitale di tutte le fasi, dall’acquisto - mediante l’utilizzo di piattaforma EDI (Electronic Data Interchange) per l’e-procurement - alla vendita. Il settore della distribuzione è sempre più consapevole che una gestione completamente digitale che si interfacci con le piattaforme dei produttori scambiando efficientemente dati di prodotto e informazioni tecniche è la chiave per competere in un mercato sempre più esigente e internazionalizzato. Qui la gestione automatizzata del magazzino e della logistica, la domanda di standardizzazione delle informazioni tecniche, l’utilizzo di sistemi informativi all’avanguardia per la gestione in tempo reale delle scorte cominciano a diffondersi tra le aziende maggiormente strutturate, trainando l’innovazione a tutti i livelli. Imprese e installatori cominciano a capire che la riduzione del rischio operativo (di contenzioso, sicurezza, amministrativo, eccetera) passa necessariamente dalla gestione ottimizzata delle informazioni in cantiere. Il tema della digitalizzazione e della tracciabilità diviene strategico, quindi, non solo per migliorare la produttività e l’efficienza, ma anche per la mitigazione del rischio. 

 

In ambito impiantistico, la sempre maggiore integrazione impianto-edificio, con la diffusione della domotica e dell’IoT, sta rendendo centrale il tema della standardizzazione del flusso dei dati in un’ottica più generale di interoperabilità delle componenti. In questo contesto, la consapevolezza è che la qualità, del manufatto o dell’infrastruttura, dell’organizzazione del processo produttivo e del cantiere, della vendita e delle relazioni all’interno della lunga filiera idea-realizzazione-gestione, passa necessariamente da quella del processo decisionale, dalla scelta dei materiali e dalla progettazione integrata con il processo costruttivo.

 

La diffusione della metodologia BIM diventa un tema strategico: BIM inteso come strumento integrato per la gestione di tutto il processo, dalla progettazione, all’esecuzione, fino al “facility management”. La digitalizzazione avvenuta a monte permette di introdurre soluzioni digitali a cascata in tutte le fasi del processo che si trasmettono anche alla fase di gestione, dove manutenzione degli impianti, manualistica interattiva e realtà aumentata supportano l’attività del “facility manager”. 

 

Ma il primo passo verso un settore delle costruzioni veramente digitale è che i prodotti in fase di progettazione, costruzione, consegna, gestione e manutenzione siano univocamente identificabili e rintracciabili. Una filiera in cui le informazioni sui prodotti non sono facilmente reperibili, o sono difficilmente confrontabili, riduce la produttività, aumenta gli sprechi e rende i processi inefficienti. In secondo luogo, c’è la necessità di rispondere alla crescente necessità di collegare il mondo virtuale con quello fisico. L'emergere dei gemelli digitali apre la strada a un nuovo modo di lavorare, nuove fonti di dati e informazioni diventano accessibili e la richiesta è che queste siano vive (sempre aggiornate) e utili (con le informazioni che davvero servono). Per questo motivo è fondamentale essere in grado di collegare il fisico e il digitale utilizzando identificatori persistenti interoperabili, in modo che tutte le parti interessate possano scambiarsi i dati in maniera rapida e affidabile. I gestori degli asset potranno sfruttare i dati raccolti durante le fasi di progettazione e costruzione per migliorare le prestazioni dei prodotti e garantire che possano essere riutilizzati o riciclati nella maniera opportuna al termine della vita utile. Tutto ciò mentre cresce la domanda di un ambiente più sostenibile, una domanda attenta ed esigente, che mette sotto la lente di ingrandimento le industrie più inquinanti e quelle che fanno un uso intensivo delle risorse. Solo la piena conoscenza dell'impronta ambientale dei prodotti durante la fase di progettazione porta a decisioni migliori, riducendo l’impatto ambientale del settore e i problemi nella gestione dei rifiuti. 

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