Il Libro Bianco per movimentazione logistica
07/07/2017
Pubblicato da Redazione
È stato presentato ieri, congiuntamente da Intralogistica Italia e Aisem Federata Anima, il Libro Bianco comprendente l’analisi di quattro importanti settori della movimentazione e della logistica; una ricerca approfondita che offre un quadro dell’evoluzione del settore.
Il Libro bianco fotografa i bilanci, i trend di vendita, la produzione e la reddittività di 54 aziende del settore dei carrelli individuate su un panel di 143 attività imprenditoriali presenti sul territorio nazionale. La concentrazione maggiore delle imprese è nella regione Emilia-Romagna e a seguire in Veneto, Lombardia e Piemonte. Il mercato di sbocco è prevalentemente europeo e circa il 90% del fatturato proviene dall’estero. L’Italia risulta essere tra le prime cinque posizioni a livello mondiale come produttore ed esportatore. Le strategie adottate dalle imprese che attraggono l’attenzione dei clienti sono declinabili nelle competenze di innovazione e nelle competenze tecnologiche, come manutenzione e monitoraggio a distanza e controllo della flotta. Un fenomeno interessante che si rileva dal campione è che sempre più spesso si ricorre al noleggio e non alla vendita dei macchinari e delle tecnologie disponibili.
Per il settore del sollevamento sono state prese in considerazione 174 imprese. Stasti Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Austria sono i mercati maggiormente ricettivi per questa tipologia di prodotto nell’anno 2015. L’Italia è il secondo partner importatore in Germania, dopo la Cina che ha una quota doppia rispetto a quella italiana. La Lombardia è la regione che ospita il maggior numero di aziende del campione. L’80% del mercato diretto è costituito dalle Pmi. La produzione è quasi esclusivamente interna e nazionale e gli accessori sono prevalentemente tailor made. Sono presenti molte aziende specializzate nel fornire esclusivamente servizi e manutenzione. Il ciclo di vita del prodotto è molto lungo e impatta sull’obsolescenza del comparto, diventando un freno all’innovazione. Il comparto è il più numeroso del settore rappresentato da Aisem. L’analisi ha rilevato alcuni elementi critici per il comparto tra cui il parco macchine obsoleto, la mancanza di regole chiare e la disattenzione da parte delle Istituzioni.
Più ridotti i numeri delle gru, settore comunque considerato un architrave della movimentazione e della logistica italiane. Anche nel caso della produzione delle gru la concentrazione geografica vede protagonista il Nord Italia. Italia che occupa il quinto posto tra i paesi esportatori verso gli Stati Uniti, come analizzato dal Libro bianco. Una cifra esigua rispetto al valore dell’export tedesco verso gli Usa che presenta una quota superiore al 50% del totale. I produttori puntano ad acquisire nuovi clienti internazionali grazie alla partecipazione a fiere internazionali. Dall’indagine si deduce che il futuro del settore vede l’espansione dell’azienda produttrice a consulente oltre che fornitore di prodotto. Il focus dell’offerta viene sempre più spostato verso la componente di servizi, passando dalla vendita al noleggio del prodotto. L’innovazione nel comparto gru richiede investimenti sui materiali utilizzati e in misura minore nella progettazione tecnica ed elettronica, che vanta un livello molto elevato.
I 49 produttori di scaffalature, che costituiscono il campione, esportano in Europa una quota pari al 76%, mentre verso gli Stati Uniti solo il 2%, pur essendo il mercato con maggiori potenzialità ma con difficoltà legate alle normative locali. La metà delle aziende coinvolte nell’analisi evidenzia una logica produttiva allargata alle diverse famiglie di prodotto (scaffalature industriali, leggere e commerciali). Gli elementi critici del comparto emersi dall’analisi sono la mancanza di forza del brand, l’alto livello di burocrazia che opprime il mercato italiano, la diversificazione delle normative a livello locale e regionale. Il mercato offre una domanda molto frammentata a causa della presenza di numerose aziende di piccole dimensioni; peculiarità che spesso obbliga a personalizzare il prodotto per ciascun cliente e, di conseguenza, a razionalizzare la catena produttiva e distributiva.
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