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Muri a secco "a regola d’arte"
20/04/2021
Pubblicato da Redazione
L’antica arte dei muri a secco e la nuova tecnica di ingegneria naturalistica delle terre rinforzate hanno ora un alleato per essere più efficienti.
Per legittimarne il valore è intervenuta anche l’UNESCO: alla fine del 2017 l’arte dei muretti a secco è stata iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale da tutelare e salvaguardare. I motivi hanno radici lontane: la conoscenza di questa tecnica si è tramandata tra le antiche comunità rurali fino ad arrivare ai professionisti di oggi. Sempre con un unico obiettivo: prevenire frane e inondazioni, combattere l’erosione del suolo e la desertificazione, nel pieno rispetto dell’ambiente. A condividere l’iscrizione sono otto Paesi europei nei quali le tecniche di realizzazione dei muri a secco sono diverse ma tutte “a regola d’arte”, ovvero con le pietre una sopra l’altra, senza uso di altri materiali se non, in alcuni casi, di terra asciutta.
Nel tempo però anche le tecniche più antiche hanno affiancato al lavoro degli “artigiani” – manodopera specializzata che sta scomparendo - quello di nuove attrezzature in grado di finire il lavoro più rapidamente e garantire massima precisione: come le pinze selezionatrici MB-G, le cui chele afferrano, movimentano, depongono pietre, rocce o sassi di ogni tipo e dimensione con precisione e delicatezza.
Come in tre diversi cantieri – uno in Francia, uno in Germania e l’altro in Slovenia - dove la pinza MB è stata scelta per costruire dei muri a secco proprio perché la sua piastra inclinata le ha consentito di avere un raggio di azione più ampio e posizionare le pietre con estrema precisione, a differenza di altre attrezzature – come la benna da scavo – con le quali sarebbe stata impossibile. È poi possibile installare anche un kit denti, che facilità la presa e il controllo di materiali con pesi e forme particolari. Anche per i muri realizzati con i pali di legno gli operatori hanno scelto di lavorare con i prodotti MB Crusher, in questo caso benne frantoio e vaglianti. Il motivo è semplice: frantumando e vagliando sul posto è possibile recuperare il materiale di risulta e impiegarlo subito come drenaggio o stabilizzato.
Così ha fatto un’azienda italiana, che in un cantiere per il rifacimento di una scarpata di contenimento che era franata ha utilizzato le due unità MB: costi di logistica annullati, utilizzo dei materiali locali, velocità di realizzazione, nessuna difficoltà per il dislivello della scarpata. Una sorta di evoluzione dei muri a secco è la nuova tecnica delle terre rinforzate, la soluzione di ingegneria naturalistica che permette di sostituire i muri di cemento con strutture a minor impatto ambientale. Infatti, come per i muri a secco, utilizza materiali di riempimento locali, ha un aspetto naturale, è più elastica alle sollecitazioni del terreno ed è semplice nella posa e nella manutenzione.
È significativo il caso di un’azienda veneta incaricata di realizzare un muro di sostegno in terre rinforzate a sostituzione dell’esistente muratura in calcestruzzo. Il geotecnico dell’impresa costruttrice spiega come si sono risolti i problemi di gestione del materiale di risulta e dell’esiguo spazio di manovra dovuto alla pendenza della strada di montagna: “Per eseguire questo lavoro ci siamo affidati alle attrezzature di MB Crusher per le fasi di frantumazione e di vagliatura. Siamo così riusciti a risparmiare sull’acquisto di nuovo materiale frantumando il pietrame recuperato dalla vagliatura della terra e che altrimenti avremmo dovuto smaltire con costi sostanziosi per ottenere del pietrisco che abbiamo usato per i drenaggi. Il terreno vagliato, invece, è stato subito riutilizzato per la stesa all’interno dei casseri”.
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