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Sì TAV o no TAV? Il Governo-Conte rischia la crisi. Polemiche sul dossier della società di Marco Ponti
08/03/2019
Pubblicato da Redazione
Il dibattito sulla TAV precipita nel caos il Governo–Conte. La spaccatura tra Salvini e Di Maio pare insanabile e, a un anno dalle elezioni che segnarono l’affermazione gialloverde, la crisi sembra davvero dietro l’angolo.
Le posizioni di Lega e Movimento Cinque Stelle sulla realizzazione della TAV sono infatti tanto chiare quanto ardue da conciliare. Matteo Salvini è nettamente schierato per il sì e si spinge a dire: "Se qualcuno mi dice che non servono i treni, anch'io vado fino in fondo. Se devo andare fino in fondo, vado fino in fondo. Siamo in due a dire di 'no': vediamo chi ha la testa più dura. Voglio un'Italia che va avanti".
Di fronte a quello che suona come un ultimatum, Luigi Di Maio replica: “Sono davvero sbalordito da questa minaccia di crisi di governo che viene da Salvini. Il M5S è compatto: questo è un momento in cui ci sono milioni di italiani che aspettano di essere risarciti perchè truffati dalle banche e altri che attendono il reddito di cittadinanza. E Salvini minaccia una crisi di governo? Mi pare un atteggiamento irresponsabile".
Anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che sin qui pareva intenzionato a fare da “arbitro” nella contesa, ha preso una posizione piuttosto chiara: “Pur non muovendo da nessun pregiudizio ideologico o fattore emotivo, ho manifestato forti dubbi e perplessità sulla convenienza della TAV. E lo ribadisco. Non sono affatto convinto che questo sia un progetto infrastrutturale di cui l'Italia ha bisogno. Ci sono ragioni che spingono a favore dell'opera: la riduzione del traffico stradale, l'impatto ambientale, la limitazione dell'inquinamento acustico. Però ci sono elementi negativi che superano quelli positivi: i flussi del trasporto sarebbero inferiori rispetto ai precedenti calcoli. E questo dato fa pendere l'ago verso il no all'opera".
"Se lo dovessimo cantierizzare oggi mi batterei perché non sia realizzato. Lo dico perché voglio che i cittadini italiani siano messi al corrente costantemente. È emerso un interrogativo anche sul criterio di finanziamento: quest'opera è finanziata in buona parte dall'Italia, in misura più modesta dalla Francia e poi dalla UE. Il fatto che ci sia iniqua ripartizione degli oneri è stata giustificata dal fatto che la nostra tratta è più contenuta, ma al momento non risultano opere nazionali francesi. È chiaro che allo stato il criterio di ripartizione dei finanziamenti non appare equo, va approfondito”.
Sul fronte francese, la ministra dei Trasporti Elisabeth Borne risponde esortando l’Italia a rispettare gli impegni assunti: “Abbiamo firmato un trattato con l'Italia che prevede la realizzazione di questo tunnel e non lo faremo da soli. Spero che domani gli italiani dicano di sì. L'Europa finanzia il 40%, di questo progetto, ma ha detto che è pronta a salire al 50% siccome è molto importante".
Le valutazioni negative del Movimento Cinque Stelle poggiano in gran parte sull’analisi costi-benefici realizzata dall’equipe di esperti voluta dal Ministro Danilo Toninelli e coordinata dal Prof. Marco Ponti. Ma il verdetto negativo sulla TAV ha subito un duro colpo dallo scoop realizzato dal TG7. Il telegiornale diretto da Enrico Mentana ha infatti rivelato l’esistenza di uno studio riservato commissionato dall’Commissione Europea a un gruppo di ricercatori che comprende la TRT trasporti e territorio (di cui lo stesso Marco Ponti è presidente) e nel quale si esprime un giudizio largamente positivo sulla TAV.
"The impact of TEN-T completion on growth, jobs and the environment", questo il titolo del dossier, prospetta infatti notevoli vantaggi in termini di risparmi di tempo sia per il trasporto dei passeggeri che delle merci, oltre a una forte ricaduta occupazionale, del cosiddetto “Corridoio Mediterraneo”, ovvero il tratto che va da Gibilterra a Budapest che comprende – appunto – il discusso tratto Lione-Torino.
La diffusione del dossier ha ovviamente suscitato notevole clamore, anche se da fonti del Mit si ridimensiona il ruolo “solo marginale” della società presieduta da Marco Ponti alla redazione del rapporto, aggiungendo che “si tratta di una analisi riconducibile a quelle di valore aggiunto, fondata sul moltiplicatore keynesiano, metodo che non ha nulla a che fare con la analisi costi benefici effettuata sulla tratta Torino-Lione". Anche Ponti si difende spiegando che il dossier presentato in Europa "è un'analisi d'impatto che non c'entra niente con l'analisi costi-benefici. Io sono presidente di quella società senza compensi e senza deleghe, partecipo all'1% della sua produzione e non ho contribuito a quella analisi”.
Nonostante queste precisazioni, imperversa la polemica politica, come quella sollevata dal Parlamentare Europeo Massimiliano Salini (Forza Italia/PPE), che fa parte della Commissione Trasporti: “Lo studio voluto dall’Europa contraddice l’analisi costi e benefici sulla TAV della commissione Ponti. Ma la società dello stesso Ponti firma anche l’analisi positiva dell’Europa. Insomma: due padroni, due risultati diversi, ma dove siamo? Su Marte? Se non ci fossero di mezzo miliardi di euro e la credibilità italiana, ci sarebbe da ridere leggendo quanto emerge dallo studio condotto dalla società TRT, il cui Presidente è il prof. Marco Ponti, riguardo le linee TEN-T, le opere ferroviarie di collegamento alla TAV”.
“Marco Ponti è a capo della commissione analisi costi e benefici voluta dal Governo, che ha prodotto risultati del tutto negativi, ma allo stesso tempo, la sua società TRT in un studio per la Commissione Europea insieme ad altri autorevoli istituti anche internazionali ritiene la TAV sostenibile e valida dal punto di vista economico, dello sviluppo, del lavoro e dell’ambiente. Dunque: a quale dei due Ponti dobbiamo credere? Basta con le pantomime e i giochetti, la scelta ora è tutta politica. Bisogna fare partire il progetto per non perdere subito i centinaia di milioni di fondi già stanziati e non cadere nel ridicolo. Basta giocare con i numeri e con analisi che, a seconda dei committenti, riportano risultati diametralmente opposti”, prosegue Salini.
Il dibattito sulla TAV è decisamente acceso anche fuori dal Parlamento. Alessandro Di Battista, esponente di spicco del Movimento Cinque Stelle ma senza più cariche elettive, è stato querelato da Unione Industriale di Torino insieme ad Amma, Ance Piemonte, Confagricoltura Piemonte e Confindustria Piemonte.
Gli imprenditori piemontesi contestano le affermazioni dell’ex onorevole grillino durante la sua recente partecipazione a “Che tempo che fa”. Intervistato da Fabio Fazio, Di Battista ha fatto accenno a presunti legami fra ‘ndrangheta e Comitati Sì Tav, nonché a non meglio precisati episodi di corruzione.
"In quanto promotori di un Comitato Sì Tav e di numerose iniziative a sostegno dell’infrastruttura - si legge nella nota firmata dalle imprese piemontesi - le associazioni querelanti si considerano destinatarie dell’offesa e ritengono tali dichiarazioni gravemente lesive della loro reputazione. Le associazioni imprenditoriali hanno ritenuto offensive tali dichiarazioni e si sono perciò rivolte alla magistratura chiedendo un intervento volto alla tutela della loro reputazione e al riconoscimento della valenza diffamatoria delle affermazioni di Di Battista".
Un vero e proprio caos, che mette in discussione non "solo" la sopravvivenza del Governo gialloverde, ma la realizzazione di una delle infrastrutture più discusse degli ultimi 50 anni. Due eventualità che avrebbero ripercussioni facili da immaginare sia sulla credibilità internazionale del nostro Paese che, più nello specifico, sulla ripresa del settore delle costruzioni.
Scarica il PDF con il dossier "The impact of TEN-T completion on growth, jobs and the environment"
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